Era il 2011. Ricordo bene il momento in cui ho appreso una notizia difficile per me da realizzare. Era il 24 luglio, vigilia del mio compleanno. Mentre mi stavo preparando per raggiungere gli amici alla festa che avevo organizzato, folgorante mi raggiunse la notizia: il neuropsichiatra francese David Servan Schreiber, divenuto celebre raccomandando l’utilizzo di metodi alternativi contro depressione e cancro, era morto a 50 anni a seguito di una ricaduta di un tumore al cervello apparso per la prima volta nel 1992, a soli 31 anni.
Il corriere della sera titolava: “Affrontò il cancro con yoga e dieta. E conquistò i lettori.”.. E, come sempre, gli irriducibili difensori delle terapie convenzionali, che osteggiano qualsiasi cosa si discosti dalle direttive ufficiali dettate dalle lobbies del farmaco, si affrettarono a commentare: “Hai visto? Si è curato con quei metodi alternativi ed alla fine è morto!”.. Già, peccato che la medicina ufficiale lo aveva già dichiarato morto nel 1992, dandogli una speranza di vita di massimo 6 mesi dalla diagnosi.. Ma David reagì con estrema forza di volontà, con la fiducia nelle risorse e nelle capacità nascoste dell’essere umano, in grado di prevenire e contrastare la malattia.
Ripercorriamo un po’ la sua storia.
Nel 2003 esce il suo primo libro “Guarire” (ringrazio di cuore il Dottor Fabrizio Duranti per avermelo fatto conoscere), in cui si affrontava il tema dello stress, della depressione e dell’ansia, che, propone Servan Schreiber, si possono affrontare con un approccio totalmente naturale, senza psicofarmaci o terapie convenzionali, ma grazie allo yoga ed alla meditazione. Ricordo con il sorriso il titolo di un capitolo del libro, “Prozac o Adidas?”, in cui l’autore espone i vantaggi di una costante e regolare attività fisica nel contrastare depressione e co. : è una cura per l’ansia e stimola le cellule del sistema immunitario, fa entrare in uno stato di “flusso” che interrompe il dialogo interno negativo, allevia i sintomi in profondità e stimola la produzione di endorfine, migliora la coerenza cuore-cervello rie-quilibrando il sistema neurovegetativo.. senza contare tutta la cascata di effetti benefici a livello puramente fisiologico (da valutare peraltro in maniera interconnessa, in quanto – ormai lo sappiamo! – non regge più il precetto separatista di matrice illuminista sulla divisione tra materia e energia..!).
Nel 2007 esce il secondo libro, “AntiCancro”, a seguito di una prima ricaduta del tumore: il libro inneggiava al sistema di difese naturali dell’uomo nella prevenzione e la lotta contro i tumori. David Servan Schreiber ha sempre sostenuto l’importanza di alimentazione, attività fisica e meditazione per aumentare il potere difensivo e di auto guarigione del nostro organismo. E tutto questo non è stato esposto da un punto di vista, diciamo, “new age”, anzi: i suoi libri, scritti da un “uomo di scienza”, hanno notevolmente ampliato gli orizzonti della medicina.
In seguito ad un’altra grave ricaduta, l’autore pubblica proprio poche settimane prima della sua morte il suo ultimo libro, intitolato “Ho vissuto più di un addio”, in cui pone a se stesso la domanda più dura: il suo metodo funziona davvero..? “Questa ricaduta mi ha spinto a pormi le domande più serie, forse le più importanti, di tutta la mia vita: se sono inseguito dalla malattia anche quando penso, mangio, mi muovo, respiro e vivo seguendo la filosofia anticancro, allora che cosa resta di Anticancro ?”.
Resta molto, moltissimo, caro David. La filosofia anticancro ti ha concesso molti più anni, anni intensi e gratificanti, rispetto all’infausta prognosi iniziale, anni in cui hai donato al mondo qualcosa che l’ha reso migliore di come l’hai trovato e, se avessi salvato anche una sola vita, per quella persona hai salvato il mondo intero. Il mondo è grato del tuo passaggio su questa Terra..
In questo libro la sua riflessione via via diventa il suo testamento spirituale e Servan Schreiber mostra come persino la prova estrema della morte possa dare più ricchezza alla vita. Come le stesse risorse naturali che aiutano nella malattia possano aiutare anche ad affrontare serenamente la fine. Come ciò che facciamo, ciò che doniamo, ci farà restare per sempre nel cuore e nel futuro di chi più conta per noi. In sintesi, ci dimostra che il nostro addio non sarà definitivo. “Quando non si può più combattere contro la malattia, rimane ancora una lotta da intraprendere, quella per affrontare bene la morte: salutare come si deve le persone che si devono salutare, perdonare le persone che si devono perdonare, ottenere il perdono delle persone da cui ci si deve far perdonare. Lasciare messaggi, sistemare le proprie cose. E partire con un sentimento di pace e “connessione”. Avere la possibilità di preparare la propria partenza è in realtà un grande privilegio.”..

David Servan Schreiber non è stato l’unico a lavorare su metodi alternativi per il ripristino della salute (con stima e gratitudine ricordo il Dottor Max Gerson, ideatore della terapia omonima, di cui vi invito a documentarvi). Ma come ma tutti questi metodi vengono quasi fatti passare “in sordina”, quasi sminuendoli e ghettizzandoli..? Ho motivo di credere che la risposta purtroppo sia molto semplice: come lo stesso Dr. Schreiber ha affermato, qui non c’è nulla che è possibile “brevettare”, come una nuova molecola farmacologica che farà guadagnare miliardi a qualcuno.. qui tutto parte dalla natura e dal ripristino delle condizioni ideali per il sano funzionamento di ognuna delle nostre cellule, dalla cui somma emerge il sano funzionamento globale del nostro organismo. Ed è per questo che questi studi non interessano a nessuno all’interno della comunità scientifica ortodossa! Immagina di entrare nella mente di chi ha cinicamente solo interessi economici derivanti dalla vendita di farmaci: è meglio trovare il modo di far guarire davvero le persone o è meglio tenerle malate e dipendenti da farmaci che hanno il solo scopo di tenere parzialmente sotto controllo i sintomi, peraltro causando gravi effetti collaterali in altri distretti corporei, per i quali successivamente serviranno altri farmaci..?! E non si tratta di mie supposizioni o di quelle di ristretti gruppi di anarchici: ci sono fior fior di ricercatori che hanno in mano prove relative a questi discorsi, nonché medici “rinsaviti” che hanno dichiarato pubblica-mente di essere stati plagiati e corrotti per affermare cose difformi dalla realtà per massimizzare i guadagni delle case farmaceutiche! Sono fatti sotto gli occhi di tutti ma che con-tinuano ad essere visti come eventi di nicchia perché viviamo in una società ove il condizionamento ipnotico indotto dai mass media ha “dettato legge” riducendoci ad essere dei “consumatori”.. perfino del farmaco!!
Che ne è del giuramento di Ippocrate, padre della medicina??? E Ippocrate diceva anche “Fa’ che il tuo cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il tuo cibo”, già consapevole della modulazione ormonale indotta dal cibo.. E pensare che il termine pharmakos in greco antico significava sia “medicina” che “veleno”.. Saggi i nostri predecessori..

Partiamo da una semplice constatazione: normalmente quando il nostro sistema immunitario (self) individua una o più cellule “anomale” (non-self), non conformi al nostro DNA, si attiva per distruggerle ed eliminarle. Se con l’insorgere del cancro questo non accade, le ipotesi sono due: o queste cellule sono troppo forti, o il nostro sistema immunitario è troppo debole. Come anche numerosi medici con una visione decisamente più ampia hanno dichiarato, le scelte attuate dalla medicina convenzionale con la chemioterapia e la radioterapia (cancerogene di per sé!!) attuano una specie di “distruzione di massa”: è come se, per distruggere un’orda di cavallette che ha invaso una foresta, distruggessimo la foresta intera con un lanciafiamme.. Si, forse non avremo più le cavallette, ma.. che ne è rimasto della foresta..? Magari qualche piccolo arbusto o radice che, se impiantato in un buon ter-reno, può sopravvivere.. Ma se per caso al suo interno si è annidata una cavalletta ed è sopravvissuta e nel tempo si verificherà un’altra invasione di cavallette, stiamo certi che il secondo attacco incendiario per distruggerle lascerà dietro di sé solo arida e morta terra bruciata.. Le scelte attuate dalle terapie alternative invece puntano a rinforzare il “terreno”, ovvero la capacità di rigenerazione dell’organismo e reattività ed efficienza del sistema immunitario, ovvero far si che ogni singola quercia sia talmente in salute da risultare inattaccabile dalle cavallette e che eventuali piccoli danni nella corteccia di alcuni alberi vengano immediatamente riparati dalla reattività e dall’efficienza della resina prodotta..
Quantomeno sarebbe opportuno parlare di medicina complementare o integrata.

Il primo step dunque è quello di ripristinare al massimo la funzionalità fisiologica del nostro organismo, intervenendo su vari fronti: alimentazione, integrazione, detossificazione, attività fisica.. Ma questo non basta.. Chi di noi non ha mai sentito parlare di qualcuno che aveva uno stile di vita sano e regolare eppure si è ammalato comunque di cancro..? (Evito di commentare l’esempio opposto che viene utilizzato da chi ha abitudini nocive e si di-fende prendendo ad esempio qualcuno che non si è ammalato pur avendo questa o quest’altra abitudine sbagliata, quasi a volerne minimizzare la dannosità, tipo: “Mio nonno ha fumato tutta la vita eppure non si è mai ammalato e fino a due mesi prima di morire a 98 anni era sano come un pesce!”..).
Evidentemente dobbiamo andare oltre. Uno dei capitoli del Dottor Servan Schreiber è intitolato “La mente anticancro”: penso che non risulti difficile per nessuno di noi intuire quanto lo stress psichico influisca pesantemente sul terreno in cui può “germogliare il seme del cancro”.
Gli studi riguardanti le correlazioni psicosomatiche hanko fatto finalmente breccia anche nell’ambito della scienza “ufficiale” e dei percorsi universitari. Sicuramente molto di voi hanno sentito termini come PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia), Epigenetica, Nutrigenomica.. I nostri pensieri e il nostro stato emotivo sono in grado di produrre una vera e propria reazione ormonale a cascata che ha un impatto sulla nostra fisiologia con una modalità a rapporto biunivoco e quando stato emotivo e fisiologia sono “negativi” attuano delle vere e proprie modifiche “negative” sul nostro DNA: Bruce Lipton nel libro “La biologia delle credenze” dimostra come l’energia e la frequenza del nostro pensiero alteri l’espressione del nostro patrimonio genetico, indirizzandoci verso la salute e l’evoluzione quando tale vibrazione è “positiva” e verso la degenerazione e la malattia quando è “negativa”.
Ricordate Masaru Emoto e i suoi esperimenti con i cristalli d’acqua, vero..? Se così non fosse, vi invito a consultare www.masaru-emoto.net .. in modo tale da imparare a prestare maggior attenzione a dove far soffermare i propri pensieri..

Ma alla fine, qual è la causa ultima (non il fattore scatenante) di un tumore..? L’idea che mi sono fatta si basa sugli studi del Dottor Nader Butto, del Dottor Roy Martina, del Dottor Ryke Geerd Hamer, della Dottoressa Claudia Rainville e del Dottor Deepak Chopra. Par-tiamo dal presupposto che il corpo è una macchina biologica “perfetta” per incarnare la frequenza dell’anima e permetterle il cammino evolutivo e che il suo funzionamento è regolato da principi universali superiori immanenti, tuttora in parte ignoti ma dei quali comunque si percepisce la presenza. Se il corpo “crea” il tumore, avrà pure una ragione di farlo, no..?

Cito ora un esempio tratto dal libro “La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione?”. Una muta di lupi sta cacciando nella boscaglia. Il cibo è scarso ma all’improvviso uno dei lupi trova la zampa di un coniglio selvatico morto da qualche giorno. Per non farsela rubare dagli altri la ingoia in tutta fretta, ma la zampa è troppo grossa e gli resta sullo stomaco. Il lupo si trova in pericolo di vita perché fintanto che la zampa gli rimane nello stomaco non si sentirà di mangiare. Si tratta di una situazione di emergenza che non sa come risolvere. Immediatamente il cervello si mette in azione ed ordina al corpo di creare una proliferazione cellulare nello stomaco proprio là dove si trova l’osso della zampa: si tratta di un tumore! Ma tutto ha un senso e quella che sembra essere una malattia inesorabile si rivela essere invece la soluzione perfetta del cervello per la sopravvivenza del lupo. È stato infatti dimostrato in laboratorio che le cellule tumorali dello stomaco secernono una quantità di acido cloridrico che ha un potere digestivo da tre a dieci volte superiore a quello delle cellule normali. Così l’osso può essere digerito più velocemente ed il lupo potrà sopravvivere. Cessato l’allarme, scampato il pericolo, il cervello dà l’ordine al corpo di distruggere il tumore ed il lupo potrà nuovamente riunirsi alla muta e tornare a cacciare.
Immaginiamoci ora che il signor Mario, di 51 anni, dopo aver dedicato tutta la sua vita lavorativa ad una piccola azienda di mobili per ufficio, un bel mattino, arrivando sul lavoro, viene chiamato dal proprietario che gli annuncia senza troppi preamboli il suo licenziamento. Mario rimane senza fiato, incapace di qualsiasi reazione, senza sapersene spiegare la ragione. Scoprirà in seguito che il suo posto è stato preso dal figlio del titolare. È un tiro mancino che non si sarebbe mai aspettato e lo esprime dicendo: “L’essere licenziato in questo modo mi è rimasto sullo stomaco!”. Immediatamente la mente informa il cervello che invia l’ordine alle cellule dello stomaco che danno inizio ad una proliferazione cellulare, un tumore, per digerire il boccone indigesto che rischia di far morire Mario: ecco come funziona!
Il nostro cervello non fa differenza tra una cosa reale (la zampa di coniglio rimasta sullo stomaco al lupo) ed una cosa vividamente immaginata (il licenziamento di Mario, vissuto come un boccone che gli resta sullo stomaco). La malattia è dunque la soluzione perfetta del cervello in termini biologici di sopravvivenza. E non è mai il conflitto in sé che corrisponde ad una determinata patologia tumorale, ma la percezione emotiva del soggetto. Mario avrebbe potuto vivere il trauma emotivo del suo licenziamento in modi diversi, in base al suo vissuto, la sua storia, la sua educazione:

* “sono arrabbiato per l’ingiustizia subita”: patologia delle vie biliari
* “mi sta sul gozzo”: patologia dell’esofago
* “è un brutto tiro, impossibile da lasciar passare”: patologia dell’intestino tenue
* “mi ha fatto una cosa schifosa”: patologia del colon
* “ho paura di non avere più il mio spazio”: patologia dei bronchi
* “tutto mi crolla addosso”: patologia renale
* “non valgo più niente”: patologia ossea

Se il conflitto psico-emotivo si risolve “in tempo”, il cervello dà ordine al corpo di disinte-grare la massa tumorale, in caso contrario questa massa continua a crescere ed ecco che ci troviamo di fronte ad un caso di cancro conclamato. Capite bene che intervenire con i metodi classici (chemioterapia, radioterapia, intervento chirurgico) non ha alcun effetto né sul terreno, come abbiamo detto in precedenza (anzi, distrugge il terreno!), né tantomeno sulla causa originaria.
Avete mai sentito parlare di Brandon Bays? Nel 1992 la diagnosi di un tumore delle dimensioni di una palla da basket la catapultò in un importante viaggio di ricerca nell’anima e, in ultima analisi, di liberazione emotiva e guarigione. Dopo solo sei settimane e mezzo, ripetendo le analisi, fu dichiarata perfettamente sana e questo senza farmaci e interventi chirurgici. Un miracolo? Sicuramente la medicina ufficiale lo definisce così.. e in sostanza lo è, ma da un altro punto di vista: il miracolo della liberazione emotiva.

Il mio percorso di studi con il Dottor Nader Butto è stato per me l’anello mancante nel mio percorso tra scienza e spiritualità. La vita è generosa con noi e continua a riproporci sotto diverse forme il conflitto emotivo che abbiamo bisogno di superare per evolvere sul no-stro cammino e così sarà finché non supereremo il nostro “esame”.
“Ogni problema non può essere superato allo stesso livello di pensiero che l’ha generato”, Albert Einstein. Il corpo semplicemente ripropone ad una frequenza più bassa la vibrazio-ne dell’anima: è lì la sede del conflitto, è lì la causa ultima della malattia. Claudia Rainville intitola un suo libro “Ogni sintomo è un messaggio”: da lì possiamo “leggere” (parliamo di “metamedicina”) attraverso la patologia per attingere in profondità alle sue origini.
Cerchiamo di ricordarci che tutto è uno e smettiamola di considerare dicotomicamente la realtà: corpo, mente e anima sono un tutt’uno e vibrano in risonanza. Se vogliamo cambiare i frutti (il corpo fisico manifesto), dobbiamo decodificare il messaggio (mente) e intervenire nella parte più profonda delle radici (anima).. senza dimenticarci di curare comunque il terreno.. perché “il corpo è il tempio dell’anima”.
Namastè 🙏🏻