Guardandoci intorno si nota facilmente che viviamo in un mondo di stereotipi e di dualismo: dalle banalità all’ordine del giorno (“bionda e oca”, “tutto muscoli e niente cervello”..), ai condizionamenti culturali e religiosi (“bene e male”, “giusto e sbagliato”, “spirituale e materiale”, “ragione e sentimento”..) fino alle più profonde tematiche ontologiche e gnoseologiche (“L’Uno e il molteplice”, “L’io e l’altro”, “materia e anti-materia”..).
Ovviamente, questo approccio dicotomico non può non andare a toccare la sfera della sessualità, aspetto fondamentale e complesso dell’essere umano. Vediamo di addentrarci in questa tematica in maniera poliedrica.
Innanzitutto, teniamo presente che le antiche tradizioni orientali definivano respirazione, alimentazione e sessualità come i tre pilastri cardine a sostegno del profondo benessere dell’individuo. Beh.. Direi che abbiamo un po’ stravolto le cose..! Nella società odierna abbiamo disimparato a respirare (dimenticandoci della respirazione diaframmatica e passando a quella polmonare, se non addirittura a quella clavicolare..), per quanto riguarda l’alimentazione..Meglio che non mi soffermi in questa sede, per evitare lunghe dissertazioni fuori tema (ne parlerò in articoli specifici..) ed abbiamo creato un ostentato senso del pudore attorno alla sessualità, reprimendola e nascondendola, ma provocandone di conseguenza per reazione una ricerca esasperata.
Andiamo indietro nel tempo di qualche secolo e millennio.. e spostiamoci nello spazio fino a giungere alla valle dell’Indo.. Le origini del Tantra risalgono al 2000 a.C., così come si presenta oggi, ma questa corrente gode almeno di circa 8000 anni di antichità, quando gli Harappei popolavano la valle degli Indù. La società degli Harappei era di tipo matriarcale e la donna occupava un posto d’onore tanto nella vita profana come nella religione, incentrata sulla Dea Madre. La figura femminile dominava i santuari: a braccia aperte e gambe divaricate, si offriva all’adorazione. È da segnalare anche l’uso degli Harappei di porre un grande letto nella stanza principale delle case: era il letto della padrona di casa e lì – nella stanza principale, nel salotto – si celebrava l’atto amoroso. Nelle società matriarcali anche la religione era un’esperienza viva, in cui l’incontro con il divino non era legato a un sistema di dogmi e credenze, ma veniva sperimentato personalmente. Perciò la religione degli Harappei era strettamente connessa col corpo, con il piacere e la sessualità. Nei rituali orgiastici, la donna era il mezzo sacro per arrivare all’unione con il divino: dal primo chakra, il chakra muladhara, attraverso la stimolazione sessuale, avviene il risveglio della kundalini, quell’energia nascosta che risiede arrotolata alla base della colonna vertebrale: è la manifestazione nell’essere umano dell’energia generativa universale, detta Shakti, e viene rappresentata iconograficamente come un serpente di luce arrotolato su se stesso. Muovendosi da un chakra all’altro, serpeggiando tra i chakra della donna e dell’uomo, la kundalini giunge al chakra corona, permettendo così, nell’estasi orgasmica, la diretta connessione con il divino, ove si perde la percezione del corpo fisico distaccato dal resto e l’essenza più profonda dell’anima si fonde con il tutto.. Tutto è Uno..
Nelle successive religioni delle società patriarcali il divino si allontana e diventa quasi irraggiungibile dall’essere umano: non viene più vissuto all’interno della coscienza individuale e perciò nasce l’esigenza di riempire questo spazio incolmabile tra l’uomo e il divino con credenze, rituali, strutture e intermediari che fanno da ponte tra terra e cielo. Dunque il passaggio da un’organizzazione della società di tipo matriarcale a una di tipo patriarcale cambiò notevolmente le concezioni religiose: il concetto del sacro femminile viene spezzato e la donna appare o come viscidamente carnale o come madonna in adorazione passiva del suo frutto maschile, in netta contrapposizione alle immagini tantriche ove le rappresentazioni del femminile sono sessuali, spirituali ed estatiche allo stesso tempo.
Così, il noto mantra buddista “Om mani padme hum” viene tradotto in modo gentile come “benvenuto al gioiello blu nel fiore del loto”, intendendo per “gioiello blu” la consapevolezza e per “fiore del loto” la mente umana.. spiegazione che poco soddisfa i filologi sanscriti. Il pudore si affanna a trovare qui un’interpretazione artificiosa, negando l’origine tantrica del mantra. Il vero significato di questo antico mantra è il seguente: “Mani”, il gioiello, è l’equivalente tibetano del termine sanscrito vajra (diamante) che è il lingam, l’organo maschile, mentre “padme”, il fiore di loto, simboleggia la yoni, la vagina, perciò “il gioiello nel loto” non significa nient’altro che l’unione sessuale, il maithuna, in cui il principio maschile e quello femminile si uniscono sia in senso carnale che in senso mistico.
Quello che colpisce conoscendo il tantra, è che le società matriarcali non erano uno specchio all’inverso delle società patriarcali ma semplicemente tutta la struttura sociale, uomo e donna, si svolgeva sotto l’egida della matrice della Dea Madre, senza alcuna contrapposizione e in tutta naturalezza.

Successivamente l’uomo ha avuto timore del potere ingovernabile della donna.. E così ha deciso di nasconderla al di sotto di un burqa, inventandosi i più artificiosi condizionamenti sociali, culturali, ideologici e religiosi…Così forti che a tutt’oggi, anche ove le donne hanno “libera” scelta sull’indossarlo o meno, scelgono “liberamente” di nascondersi al mondo. Recita il Corano:
« E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare. », Verso 31 della sura XXIV.
Osserviamo il ruolo primario dell’Ego in questi versi: si evince un “contratto di possesso” stipulato con i “loro” mariti, i “loro” padri, i padri dei “loro” mariti, i “loro” figli, i figli dei “loro” mariti, i “loro” fratelli, i figli dei “loro” fratelli.. L’Amore cede qui il posto al possesso. Il vero Amore non può contornarsi di parole come “io”, “mio”, “mia”.. è scevro dal possesso e dal “prendere” ed è permeato dal “dare” incondizionato.
La stessa rigida struttura della famiglia, scrive Osho nel libro “Con te e senza di te”, ha corrotto la mente umana, che si affanna a mantenere una parvenza conforme alle convenzioni sociali per poi sfuggire alle stesse con sotterfugi quali tradimento, rancore, autorità, giochi di potere o possessività, che ingenerano spesso, proprio perché in contrasto con le regole create in maniera così atavica da permeare l’inconscio collettivo, vergogna, senso di colpa e pudore, creando, in definitiva, altro dualismo.
Antecedentemente invece, nelle società matriarcali, non vi era possesso né della donna, né dell’uomo, né dei figli, né dei beni: tutto era in un’amorevole condivisione, in pace e in armonia. È ovvio che in un tale contesto non potevano sorgere gelosie e lo stare con un partner era veramente una scelta riconfermata ogni giorno, senza vincoli sociali o religiosi di sorta. Il contrasto può apparire paradossale ma…Non vi sembra una condivisione più libera ed autentica..?
Torniamo a parlare di dualismo: mi spiegate come mai le società millenarie che hanno ideato il kamasutra non hanno avuto bisogno né di nascondere né di ostentare un naturale aspetto della vita dell’essere umano, mentre noi in occidente siamo permeati dal senso del pudore per poi controbilanciare utilizzando messaggi sessuali diretti o subliminali per vendere qualsiasi tipo di prodotto, dalle auto alle bibite gassate, dagli abbonamenti telefonici alla propaganda (o anti-propaganda) politica..?! Come mai una geisha nella tradizione giapponese o una danzatrice del ventre in quella araba sono considerate delle maestre dell’ars amandi mentre nella nostra società le “escort” (quelle che hanno già fatto il passaggio dalla quantità alla qualità..) sono così malviste, salvo poi ricercarle di nascosto..? Dobbiamo a questo punto addentrarci ulteriormente nel discorso..
La contrapposizione tra sessualità e spiritualità è stata una grande privazione per l’umanità. Wilhelm Reich, il grande medico e ricercatore polacco che scoprì l’energia collegata all’orgasmo (che chiamò per questo “orgonica”), verificò nei numerosi casi da lui trattati il legame tra una sessualità repressa e l’insorgere di patologie psico-fisiche, in particolare il cancro. Oggi la scienza può confermare le intuizioni di Reich: oltre alle impor-tanti modifiche neuro-ormoniali della fase orgasmica che agiscono a livello fisiologico, non si può non tenere in considerazione come la scissione tra un vissuto sessuale appagante (anche nei suoi aspetti più fantasiosi) ed un senso di colpa inconscio derivante dai condizionamenti millenari culturali e religiosi, di cui ho fatto menzione sopra, causi importanti ripercussioni a livello organico: la repressione di una pulsione naturale e vitale ha dato vita a molte delle degenerazioni a cui oggi possiamo assistere. La mancanza di desiderio sessuale o i frequenti attacchi di panico indotti da rapporti monogamici che stanno “stretti”, la persistenza di una sessualità forzata da parte di quelle donne che lo sentono ancora come un dovere coniugale o il senso di colpa avvertito nel provare desiderio al di fuori di un rapporto sancito da un vincolo sacramentale ad esistere “per sempre”, sono decisamente altamente nocivi per l’individuo e sono serviti solo a proteggere l’assetto strutturale di una società basata sui nuclei familiari.
Una sessualità sana e consapevole produce un’energia meravigliosa e benefica quando pienamente condivisa con passione reciproca e amore tra persone che hanno già compiuto un lavoro su se stesse, che non stanno quindi insieme per bisogni reciproci, senza possesso e gelosie: si tratta un’esperienza estatica, un’occasione meravigliosa per toccare insieme, nella gioia e nel piacere, l’esperienza mistica del divino, ove entrambi i corpi si dissolvono fondendosi nell’essenza del Tutto. La psicochimica della sessualità è infatti la stessa che media l’espansione spirituale della coscienza e le onde cerebrali prodotte durante l’estasi sessuale sono le stesse prodotte da uno yogi in meditazione profonda: strana coincidenza, eh..;-)?
Il sesso nell’essere umano non è solo l’incontro di due anime animali, ma è anche l’incontro della componente dell’anima umana e della componente spirituale. Osho scrive: “Quando due amanti si avvicinano l’uno all’altra c’è una forza magnetica se c’è Amore, altrimenti si incontrano solo due corpi, ma non due Energie”. E ancora, il Dr. Nader Butto: “La scelta di un partner risponde ad un’affinità sociale, affettiva, sessuale, psicologica, familiare ed economica. Questa affettività è la conseguenza di una complementarità magnetica, ove la vicinanza del partner attiva un sistema energetico che mette in uno stato dinamico la psiche, il corpo e l’anima. Molti percorsi spirituali credono nel concetto di karma: secondo queste credenze, attraverso la reincarnazione, ci sono anime che possono trascorrere molte vite assieme (a tal proposito, cito qui Brian Weiss, “Molte vite, un solo amore”). Queste sono definite anime gemelle. Quando si incontrano, esse avvertono un fortissimo legame emotivo e ciascuno è in grado di percepire i sentimenti dell’altro. Anima gemella è una definizione usata per indicare una persona con la quale si ha la sensazione di un’affinità profonda e naturale di amore, intimità, sessualità, spiritualità, e che rende due persone compatibili in tutti questi aspetti”.
Avvenuto questo incontro energetico di anime, nel momento dell’orgasmo i nostri livelli fisici, mentali, emozionali e spirituali diventano un tutt’uno e noi diventiamo un tutt’uno con il nostro più elevato potenziale esistenziale. Ma questa energia, che ci può elevare a livelli inimmaginabili, ci può abbassare ad altrettanto inimmaginabili livelli se l’intento è di basso livello, puramente materiale e fisico.
Il tantra ci induce a passare dalla quantità alla qualità non per una qualche regola morale, ma perché, una volta trovata la nostra anima gemella, abbiamo il piacere e l’amore di riconfermare ogni giorno la nostra scelta, evitando la dispersione energetica e focalizzando-ci così nell’andare in profondità, nei reconditi meandri della nostra pura essenza divina. E tutto questo è energia.
Dai 15 ai 35 anni, il 70% dell’energia della donna viene dall’apparato sessuale. Si dovrebbe usare nel migliore dei modi. Se si inibisce quotidianamente questa fonte di energia (per esempio a livello chimico a causa del largo consumo di anticoncezionali o a livello educativo a causa di una auto-repressione indotta), ne risentono anche il cervello e le sue parti più antiche (il cervello rettile) e ciò incide per esempio sulla durata della nostra vita e sulla nostra creatività. Ed è proprio per questo che una simile forza dell’essere umano fa così tanta paura..
Trasformare di proposito il sesso in uno strumento di repressione, controllo e limitazione delle masse, ingenerando vergogna e sensi di colpa è stata una manovra astuta per sottrarci potere ed esercitare dominio illimitato.
Così il sesso è stato presentato dalle religioni come qualcosa di antitetico alla spiritualità, è stato dipinto, quando non destinato esclusivamente alla pura procreazione, come qualcosa di sporco e di peccaminoso, fonte di vizio e di dissolutezza.. O per altri è diventato un’esperienza puramente fisica, un mezzo per sfogare desideri, bisogni e frustrazioni. In entrambi i casi, una distorsione di ciò che è il sesso.
Scrive Vittorio Marchi: “Un travisamento che ha aperto un baratro fra il sesso inteso in forma eminentemente fisica e l’amore spirituale, ovvero l’amore fisico-spirituale, perché è un tutt’uno. L’atto sessuale di amore spirituale è un’esplosione di energia, è l’espressione multidimensionale dell’amore emozionale e fisico, durante il quale tutte le energie vengono create e fuse insieme. È un contributo positivo al mondo”.
L’umanità ha elaborato una cultura oppositiva tra la mistica spirituale e la mistica erotica ma ciò non solo non corrisponde ad un modello filosofico “perfetto” (tutt’altro, è deficitario di una parte..!), ma tradisce anche la struttura chimica del nostro corpo: è ormai verità scientifica che nello stato di pieno Amore sessuale la biologia del corpo umano raggiunge la sua perfezione, mentre, al contrario, la repressione della vita sessuale può indurre uno stato cronico di immunodepressione.
La nostra anima ha scelto questo corpo fisico per incarnarsi nello spazio e nel tempo e vivere un’esperienza che le permetta di evolvere. Non possiamo essere disgiunti dal corpo, visto che questo è il veicolo che ci è stato assegnato. Le percezioni del corpo hanno un riflesso dentro di noi che non dobbiamo sottovalutare o trascurare. Lo yab yum, il simbolo di unione e polarità sessuale tantrica, è un insegnamento di esperienza mistica all’interno del corpo, ove il maschile rappresenta la compassione e il femminile la saggezza, entrambe necessarie a raggiungere l’illuminazione, necessaria per superare i veli di Maya (la realtà delle apparenze), il falso dualismo di oggetto e soggetto. L’unione sessuale rituale non ha limiti, non ha regole, non ha censure morali.. ed è lì che emerge, libero, il nostro vero Sé, spogliato dall’ego e dal nostro sé sociale.. È lì che possono emergere libere e senza freni le nostre fantasie, i nostri desideri, i nostri sogni.. perché, in quanto coincidenti con l’Amore incondizionato e con il donarsi profondamente all’altro, sono pura, meravigliosa e magica condivisione..
“Felicità è il segno. Amore è la via. Luce è lo scopo.”, Nader Butto.
Namastè 🙏🏻