Per iniziare, cerchiamo sul dizionario l’origine etimologica del termine: invido, dal latino invidus, da invidere > invidiare : composizione delle particelle in = in, sopra e videre = vedere, guardare, perché l’invidioso guarda con occhio bieco ed iroso l’altrui felicità e bada a tutti i difetti e a tutte le piccole cose di quello a cui porta invidia per fargliene addebito. Ad altri invece sembra meglio spiegato con in per non e videre per vedere, quasi stornar la vista, veder di malocchio, guardar bieco, poiché l’invidioso non può vedere la prosperità altrui senza provarne un vivo rancore e, invece di fissar gli occhi sull’oggetto che eccita la sua passione, li ritorce involontariamente e con orrore. In slavo si esprime allo stesso modo l’Odio, che si definisce niena-viditi, cioè non poter vedere. Dante nel XIII canto del Purgatorio condanna gli invidiosi a stare appoggiati immobili lungo una riva con le palpebre forate come sparvieri non ancora addestrati, ai quali queste venivano cucite con refe e seta; ed i commentatori sostengono che il poeta abbia fatto ciò per ricordare agli invidiosi come questo vizio serri gli occhi dell’intelletto di chi soffre e si duole della pro-sperità del suo prossimo.
Ma com’erano saggi i nostri predecessori latini nel processo di creazione lessicale! E quanto arguta l’ironia dantesca nel raffigurare per legge del contrappasso una dannazione allegorica così appropriata!
“La gente ti perdona l’insuccesso, ma non ti perdona il successo”: quante volte ho sentito dire dai grandi della formazione questa frase e quante volte l’ho potuta verificare! Ogni volta che incontro una persona con delle abilità maggiormente sviluppate delle mie, cerco sempre di capire come poter crescere e imparare, come prendere spunti insegnamenti per poi poter trascendere il modello e rielaborarlo attraverso la mia personale visione. Sono consapevole che dal confronto con l’altro in genere c’è comunque una crescita reciproca, se la si sa leggere: l’altro ci fa da specchio, nei nostri pregi e nelle nostre mancanze, e nell’interazione abbiamo sempre la possibilità di sviluppare abilità ed emozioni magari da noi troppo poco “allenate”..! La vita è generosa: se chiedi di avere il dono della pazienza, l’Universo ti darà l’occasione per imparare ad esercitarla.. ma non è fantastico..;-)?
Purtroppo mi rendo conto che, anche se questo dovrebbe essere un atteggiamento del tutto normale, suggerito da tutte le grandi filosofie di pensiero, da tutte le grandi vie di crescita spirituale, da tutti i grandi e geniali illuminati della storia, dalla PNL e.. dal buon senso, in realtà l’atteggiamento che mediamente ci circonda non è affatto questo! Piuttosto che cer-care di crescere ed evolvere per migliorare se stessi (e ovviamente sono necessari: impegno, dedizione, determinazione, perseveranza, umiltà, motivazione.. e molti altri ingredienti che prevedono la volontà costante di uscire dalla propria zona di confort..!), vedo così tante persone che cercano di distruggere i successi altrui per non dover necessariamente confrontarsi con una distanza che, a causa della loro propria staticità in rapporto al-la crescita dell’altro, diventa sempre più incolmabile. Ma, ammesso anche dovessero farcela.. la “statura personale” di coloro che attuano questa bieca modalità resta sempre.. bassa allo stesso modo!
L’invidioso non riesce a sopportare che qualcuno faccia il passo più lungo della.. SUA gamba! Oscar Wilde diceva che “tutti sono buoni a compatire le sofferenze di un amico, ma ci vuole un’anima veramente bella per godere dei successi di un amico” e ancora il grande Socrate evidenziava che “la felicità è sempre soggetta all’invidia: la sola miseria non è invidiata da nessuno”. L’invidia deriva quindi dal confronto irrazionale fra quanto hanno raggiunto altre persone e quanto ha raggiunto il soggetto, ma non è la mancanza delle qualità che possiedono gli altri a causare l’insuccesso, bensì l’incapacità di valorizzare a dovere e sviluppare le qualità che si possiedono.
Se cercate un invidioso, cercate chi crede di essere invidiato. Eh già, chi soffre di questa diffusissima malattia, è molto spesso portato a pensare che tutti ne siano contagiati e che tutti provino invidia nei suoi confronti! L’invidia è un sentimento che divora chi lo nutre: avete mai visto un lama tibetano, una persona spiritualmente evoluta, un genio, un illumi-nato, una persona veramente di successo essere così poco in equilibrio da rodersi di invidia..;-)?
“L’invidia è ammirazione andata a male”: adoro questo aforisma, rende magnificamente l’idea! Una sana ammirazione è un sentimento di profonda stima che coinvolge emotiva-mente chi la prova, unito all’umiltà di sentirsi eterni allievi nella Vita. Già.. l’umiltà.. Purtroppo l’invidia ha quasi sempre un compagno ancora peggiore: l’orgoglio. E il paradosso è che, più in alto vola una persona, più chi resta a terra lo definisce stoltamente piccolo! Ma solo tra i cirri e i cumuli in alto nel cielo è possibile osservare l’orizzonte nella sua totale magnificenza..
Victor Hugo diceva che “l’invidia è una buona stoffa per confezionare una spia” e il Duca de Lévis che “la critica è un’imposta che l’invidia percepisce sul merito”. Critica e pettegolezzo: binomio inscindibile! Quante volte il successo di alcuni è accompagnato dal brusio di fondo di comitati di persone che in questo modo passano il loro tempo..? Già.. tempo, non vita.. E quanto è triste vedere così tante persone che si lasciano scorrere la vita tra le dita, osservandola come un film del quale non hanno la forza di essere protagonisti..
Non siamo eterni in questo passaggio sulla Terra, perlomeno non lo siamo ad ogni passaggio: che senso ha sprecare la vita così? Il nostro nucleo centrale è fatto di pura energia, il nostro sé autentico è già perfetto così com’è.. tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già dentro di noi, non ci manca nulla.. Il nostro processo di crescita ricorda l’arte della maieutica socratica: dobbiamo solo far emergere le nostre qualità interiori. Ma questo nucleo è avvolto dallo strato dell’ego, dove ci sono lo nostre ferite emotive, i nostri traumi, i nostri vuoti, le nostre paure, i nostri schemi che ci danno l’illusione del controllo.. È la nostra parte più suscettibile, fatta di vizi, memorie cristallizzate in epoche precedenti, reazioni di matrice infantile (anche quando mascherate dietro l’apparenza delle figure dell’adulto e/o del geni-tore). È in questo strato che cresce e si alimenta il sentimento dell’invidia. Poi, esternamente, c’è lo strato della maschera, il nostro falso sé, lo strato dei ruoli che inter-pretiamoe e che mostriamo agli altri. E l’invidioso non vuole assolutamente mostrare la propria invidia, quasi sempre celata dietro false affermazioni ed ostentati complimenti. Quanto più forte sarà l’invidia, tanto più forte sarà il tentativo di celarla. E la differenza tra ciò che si è veramente e ciò che si finge di essere causa una forte dissipazione energetica, un’instabilità emotiva, una serie di emozioni distruttive e poco produttive ed una base assolutamente instabile per la propria crescita autentica.
Il pensiero è una forma di energia e le recenti scoperte scientifiche ne stanno provando la forza creatrice. Quindi, quando noi abbiamo continuamente pensieri negativi, che cosa possiamo aspettarci di creare nella vita..? Quando si semina vento, si raccoglie tempesta. Ed è giusto così, è una legge karmica. Se invece di cercare di distruggere gli altri ognuno pensasse all’espanisone della propria consapevolezza, ho motivo di credere che ci troveremmo davanti lo scenario di un mondo decisamente migliore.
L’invidia si accompagna spesso ad ignoranza, falsità, cattiveria ed altre cattive compagne.. Attenzione: ciò che si lancia ritorna, moltiplicato.. Gandhi diceva che se non siamo in grado di far del bene agli altri, almeno limitiamoci a non far del male. Una reazione di tale bassa vibrazione energetica non è di alcuna utilità riguardo la guarigione delle proprie ferite interiori e per giunta degrada la qualità di vita chi vive con queste modalità.
Francois de La Rochefoucauld scrive: “Il segno più sicuro che si è nati con grandi qualità è l’essere nati senza invidia”.
Come sempre.. la via d’uscita è dentro..
Namastè 🙏🏻